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| CAPITOLO 8: Dante della selva oscura
Forse perchè il giorno prima l'aveva già riposata a dovere, forse perchè non vedeva l'ora di intraprendere la scampagnata nel bosco... stava di fatto che Sakura aveva avuto ben poco per cui dormire, quella notte. Si era alzata di buon mattino (se non prima dell'alba), restando ad ammirare il paesaggio che avrebbe avuto il piacere di visitare più da vicino da poche ore a quella parte. Inizialmente, però, temette che tale proposito sarebbe stato rovinato dal preoccupante arrivo di dense nuvole grigio-perla. Di lì a poco, infatti, cominciò a piovigginare contro i vetri della finestra e lei cominciò a essere delusa per il tiro mancino che il tempo le aveva giocato, soprattutto quando la pioggia divenne più forte. Tuttavia scoprì che in realtà aveva deciso di renderle più piacevole la giornata che nasceva, poichè la pioggia terminò un'ora più tardi e le nuvole si fecero da parte per consentire ai rosei raggi dell'aurora di dare una luce più radiosa alla terra. Adesso Sakura avrebbe potuto respirare anche l'odore della pioggia rimasta fra gli alberi, questo la rese più ansiosa di intraprendere la passeggiata. Certo, non poteva aspettarsi che Jugo, che l'avrebbe accompagnata, potesse essere già sveglio, pertanto concedergli di alzarsi e riprendersi dal sonno della notte prima che uscissero era il minimo. Cionondimeno, non restò ad attendere quel momento nelle stanze, ne uscì indossando la vestaglia da notte. Non volle svegliare Stefan, volendo lasciarlo dormire ancora. Attraversò a piedi le ale del castello che aveva imparato a conoscere, addentrandosi di tanto in tanto in una nuova senza allontanarsi troppo da un punto di riferimento. Giunse in un salotto dell'ala sud, uno di quelli di cui non aveva ancora memorizzato la locazione, che poi associò a due svolte di corridoio di distanza dalla sala da pranzo. In quella sala primeggiava una grande finestra sulla parete di fronte all'entrata, anche senza affacciarsi si potevano vedere i monti che stavano alle spalle del castello. Tuttavia Sakura non se ne accontentò e volle scoprire di più, non volendo perdersi niente di quel posto magnifico; raggiunse la finestra e lasciò che l'aria intrisa di umido le accarezzasse il viso, ma questo piccolo piacere svanì di colpo quando pose gli occhi su quella vista che incuteva timore: il castello sorgeva su un grande precipizio che si apriva sotto di lei per alcune migliaia di piedi, alla base vi era una foresta molto estesa che lo circondava e il cui verde scuro si estendeva fino all'orizzonte, percorrendo un ampio valico aperto fra le pendici dei Carpazi. Sporgendosi un pò più audacemente, ebbe modo di capire che il precipizio racchiudeva il castello sui tre lati est, sud e ovest; un qualunque prigioniero non avrebbe mai potuto avere successo in una fuga senza trovare la morte. "Non dovrebbe sporgersi così, rischia di cadere." L'improvvisa voce di Jugo alle sue spalle la fece sussultare, così tornò subito dentro. Inaspettatamente, era già vestito di tutto punto col completo da domestico e pronto a servire il signore e gli ospiti della casa. Si sarebbe detto che non fosse neanche andato a letto, invece era abbastanza fresco e riposato. Possibile mai che lui fosse l'unico domestico che riuscisse a vedere in giro nel castello di giorno? "Chiedo scusa." disse Sakura "Avevo notato che c'era un altro bel panorama da qui e non ho resistito alla tentazione." "Naturalmente. Dovrebbe solo fare attenzione a non sporgersi troppo, immagino che abbia visto a che altezza ci proviamo." "Oh, l'ho proprio visto!" fece un'espressione tra lo stupito e il divertito "Non immaginavo che questo castello fosse locato così in alto." "È profondo quasi un miglio. Era un modo per difenderlo dagli attacchi dei Turchi, secoli fa. Per questo la famiglia del Conte vanta di essere sempre riuscita a difendere la loro proprietà dagli invasori." "Ho visto anche la foresta. Sarà lì che andremo stamattina?" "Oh no" rispose con gentile risolutezza "non lì. Dovete sapere che questa stanza era il luogo delle esecuzioni capitali: i criminali venivano gettati da questa finestra e lasciati trafiggere dalle cime degli alberi là sotto, dove si presume che ci siano ancora oggi i resti dei loro cadaveri. Non è assolutamente un luogo adatto a una signorina di mondo come voi." Tuttavia l'ammonimento non aveva messo in agitazione Sakura, che sorrise con gaiezza. "Non sono mica una fanciulla dalla bassa pressione che sviene per qualsiasi cosa, non dovete preoccuparvi." "Mi dispiace, il Conte è stato irremovibile." "Non deve venire per forza a saperlo. Suvvia, non potete fare questo per me? Ero convinta di poter andare ovunque desiderassi." Avanzò tale richiesta con supplica e decisione, pur sapendo di mettere Jugo in una situazione complicata. Era intento a riflettere sulla sua richiesta prima di dire qualcosa. Non voleva metterlo nei guai con il Conte, ma la sua curiosità e voglia di esplorare erano più forti di qualunque forma di cortesia in quel momento; alla fine Jugo si decise. "Solo per un breve tratto, però. Non è il caso di addentrarsi troppo in quel luogo." Sapendo di aver già preteso molto da lui, Sakura non sollevò obiezioni e lo ringraziò per la sua accondiscendenza. Jugo la invitò a seguirlo per condurla verso la colazione, servita nello stesso posto del mattino precedente. Il tavolino era pronto per invitarla a sedere, Stefan era sveglio e vi aveva già preso posto. Jugo si congedò dicendo che si sarebbe ripresentato più tardi per uscire. Dovendo essere sincera con se stessa, Sakura non era per nulla lieta all'idea di condividere un'altra colazione con Stefan, sapendo che non l'avrebbe resa partecipe dei suoi pensieri e neanche della sua giornata. Quando aveva accettato l'invito del Conte, era gioiosa del fatto che avrebbe potuto condividere l'esoticità della Transilvania insieme a suo marito. Invece la consapevolezza di doverci andare lo aveva inspiegabilmente mutato, era rimasta sola a godere di quell'angolo di paradiso che li ospitava. Si sedette al tavolino, già rassegnata al muro invisibile che rendeva il suo consorte così distaccato... invece, con sua grande sorpresa, fu lui stesso a far sì che tale barriera iniziasse a venir meno. "Presumo che il posto ti piaccia molto, Sakura, non è così?" Fu una lieta novità per lei, sentì il calore e la vicinanza che il tono di Stefan intendeva trasmettere. Non si spiegò il motivo di questo nuovo cambiamento repentino, come non era riuscita a spiegarsi quello precedente, ma non le importava; ora come ora, voleva solo approfittare dell'occasione per riavere l'uomo di cui si era innamorata, perciò cercò di rendere interessante il dialogo. "Oh sì, è davvero bellissimo. Ci sono molte cose che ho sempre desiderato vedere, e questo castello è sublime. Perchè non mi hai mai detto di conoscere il ricco signore di questo posto così splendido?" Stefan sollevò lo sguardo, aveva una chiara esitazione nel risponderle. "Stefan?" "Io... io e Sasuke ci siamo separati tempo fa dopo aver avuto un brutto diverbio. Non lo vedevo da molto tempo, prima che venisse alla nostra cerimonia." "Mi dispiace... non ne avevo proprio idea." Sakura comprese che Stefan era preso dal dubbio se quella ferita fra la loro amicizia fosse stata risanata o no, col tempo. Forse era proprio questo tormentoso dubbio che lo aveva reso una persona del tutto diversa negli ultimi giorni, così dedusse che l'essere ritornato l'uomo dolce e gentile che conosceva poteva essere dovuto a una possibile riconciliazione avuta col Conte. Sì, doveva essere senza dubbio così. Gli tenne affettuosamente la mano. "È questo angoscioso pensiero che ti ha reso così distante da tua moglie, da me? Sai che se me ne avessi messo a parte, avrei fatto ogni cosa per aiutarti." "Non volevo che i miei pensieri rovinassero il tuo piacevole soggiorno." "E adesso? Adesso potrò riavere mio marito indietro, l'uomo che verrebbe volentieri a fare una passeggiata nel bosco insieme a me?" "Lo riavrai senza dubbio alcuno... ma oggi non è possibile. Ho qualcosa da fare qui a castello." "Perchè? Quale impegno ti allontana da me, se siamo venuti per trovare spensieratezza?" Anche stavolta attese qualche secondo prima di rispondere a Sakura. "Una cosa da fare insieme al Conte. Potremo riallacciare qualche vecchio affare che abbiamo lasciato inconcluso a lungo. Potrebbe tenerci occupati per maggior parte della mattinata." "Oh..." fece Sakura delusa "Si, capisco." "Sono certo che da domani avremo il nostro tempo." la rassicurò Stefan "A proposito, in quale parte del bosco passeggerai, questa mattina?" "Jugo mi accompagnerà a visitare la parte alle pendici del crinale a ovest. A detta di lui, è la zona più ricca di natura e più bella della foresta." "Bene, spero che il posto ti piaccia." Consumarono la colazione continuando il discorso in maniera allegra, in un'atmosfera di cordiale coniugalità. Per quanto dispiaciuta di non poter trascorrere la giornata con Stefan, Sakura fu felice che il loro rapporto si fosse stabilizzato e che lui fosse tornato la persona di un tempo. Dopo un pò di tempo, Jugo si presentò sull'uscio del balcone, dicendo che potevano cominciare ad avviarsi in ogni momento. Esaltata dall'arrivo di quel tanto atteso momento, Sakura si alzò gioiosa e tornò in camera, rifugiandosi dietro il paravento per vestirsi frettolosamente. Si congedò da Stefan, augurandogli di portare a buon compimento l'affare con il Conte, lui di passare una divertente giornata. Lui fu lasciato da solo a consumare quel poco che restava della colazione, mandò giù un ultimo sorso dalla tazzina del thè. Ebbe un sussulto, notando una figura che si nascondeva nel semibuio della stanza dalla luce del mattino. Il profilo pallido, sorridente in una maniera ottenebrante, di Sasuke Uchiha si distinse in mezzo alla semioscurità; Sakura era uscita dalla stanza appena trenta secondi prima, com'era possibile che non lo avesse incrociato? Osservava Stefan come se qualcosa di lui lo divertisse, la risata sommessa che fece ne diede la dimostrazione all'uomo seduto al tavolino. "Sei stato proprio bravo con quella storiellina del nostro diverbio, caro Stefan. A momenti convincevi anche me." Ma al suo gaio divertimento lui rispose con cupa freddezza. "Ora trascorri il tempo spiandomi?" "Mi diletto solo a tenerti d'occhio, a lenire la mia curiosità nel vedere quanto ti sforzi di tenere così stretta a te la tua dolce moglie. Posso capirti, non esistono molte fanciulle di Dio come lei... così come non è facile posare gli occhi su di un patrimonio tanto ingente come quello della sua famiglia." "Non ho bisogno che tu continui a dirmelo." replicò "E tu, Sasuke? Qual è lo scopo di tutto questo teatrino sulla tua ospitalità nel tuo castello? Cosa stai architettando? Cos'è che vuoi?" Nonostante l'imperturbabile serietà di Stefan, Sasuke non smise di trovare un sottile filo di divertimento nel suo atteggiamento, tanto che lo dilettava continuare quella discussione. "Amico mio, non te l'ho appena detto? Le ragazze pure e dolci come lei sono rare, e Sakura mi interessa... mi interessa molto." A Stefan tornò in mente lo sguardo famelico e animale che il Conte aveva posato per la prima volta su Sakura alla loro cerimonia. Già da allora aveva inteso le sue intenzioni perverse nei confronti di quel fiore di ciliegio, ma dubitava che si soffermassero solo su questo. No, in quel desiderio e in quella brama rossi come il sangue c'era molto di più. "Non farti troppi pensieri, amico Stefan." lo anticipò Sasuke "Per quel che concerne i miei progetti su di lei, dovrebbe allietarti sapere che essi sono di aiuto anche ai tuoi." Al sentirglielo dire con quel tono di brama, Stefan cambiò espressione e divenne confuso e incerto di aver bene inteso. Ma aveva inteso eccome, Sasuke aveva visto chiaramente questo suo dubbio e fece in modo di farglielo venir meno. "Oh sì... perchè Sakura morirà, Stefan." Arretrò, dando a Stefan il tetro effetto ottico di svanire nel semibuio della camera come se la sua sagoma vi scivolasse dentro, lasciando le sue ultime parole uscire dal balcone fino alle orecchie di lui. "Lei morirà..."
La comune saggezza popolare era che i lupi non attaccavano mai durante il giorno con il caldo, nè singolarmente, come disse Jugo a Sakura mentre era in procinto di fermare il calesse. Sapeva che, nonostante la sicura assenza di predatori nel bosco, i cavalli sarebbero stati nervosi a proseguire oltre il bordo della foresta, perciò stabilì che la loro passeggiata sarebbe iniziata proprio da lì. Sceso dal calesse, porse la mano a Sakura affinchè se ne servisse come appoggio per scendere. "Allora il posto è questo?" domandò lei. "Esattamente." rispose mentre legava le briglie a un ramo "Se respirate a fondo, potrete sentire ancora un pò di odore degli alberi di primo mattino." Così era, infatti. E non solo, il profumo di ontani e alberi di pino era accentuato anche da quello della pioggia recente, proprio come aveva immaginato. Con un elegante gesto del braccio, come se la invitasse a entrare in un luogo importante, Jugo la esortò ad addentrarsi insieme a lui. Così fecero, quindi Sakura cominciò fin da subito a esaminare l'area di fitto fogliame scuro, quasi interamente ricoperto da un tappeto di foglie e aghi di pino. Il terreno, per via della pioggia, era ancora piuttosto morbido e meno compatto, motivo per cui Sakura incespicava più volte. "Siete sicura di voler continuare?" chiese Jugo "Se cadeste, potreste farvi male e il terreno umido potrebbe rovinarvi." "Sono sicura, certo." rispose lei, risoluta "Sarebbe davvero un peccato tornare indietro proprio ora che siamo qui, non trovate? E poi insisto nel voler vedere anche la zona a sud della foresta." "E se posso chiedere, come mai tanto ardimento per quel posto, nonostante le spiacevoli storie?" "È semplicemente la curiosità che mi anima, tutto qui. E poi, già ho detto che non mi impressiono facilmente." "Allora concedetemi di dire che siete una persona coraggiosa. Cionondimeno, non posso accompagnarvi in quella parte della foresta." Sentendogli dire questo, Sakura smise di camminare e guardò delusa Jugo, che si era fermato a sua volta. Per quanto i suoi lineamenti del volto fossero delicati e gentili, adesso la sua espressione era alquanto seria, tuttavia Sakura ebbe ugualmente da obiettare. "Cosa? Ma... ero convinta che almeno per un pò ci saremmo andati." "È vero, l'ho detto. E so che è disdicevole da parte mia, ma sono davvero tenuto a tornare sulle mie decisioni." "Ma vi ho promesso che il Conte non ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Manterrò la parola, potete fidarvi." "Il punto non è questo. Io conosco il Conte da molto più di una vita, ho giurato di dargli tutti i miei migliori servigi e mantenermi sempre degno della fiducia che ripone in me. Dopo molti anni che lo servo a castello, non posso venir meno a una sua volontà, sarebbe come tradire. Mi perdoni, ma deve cercare di comprendere." Ma Sakura, con la sua innata capacità di saper vedere, a volte, oltre le parole, comprese che c'era dell'altro. Riusciva a vedergli i volto che la sua insistenza non era dovuta solamente al voler mantenere la fiducia del Conte, nè alle brutali storie degli impalamenti sugli alberi... non voleva condurla lì per un motivo ben preciso, un motivo che le stava tenendo nascosto. Normalmente, lei avrebbe acconsentito a rispettare questa segretezza senza fare domande; invece stavolta c'era qualcosa di diverso nell'aria, qualcosa che non si poteva spiegare con la logica e che era legato solo all'istinto... qualcosa che la spingeva a pensare che doveva scoprire quella verità. Una cosa simile non era da lei, eppure come se sapesse di non potersi opporre a quella volontà estranea. Le cadde l'occhio su alcuni alberi lì vicino, il muschio verde che cresceva e si sovrapponeva al legno del tronco. Era consapevole che quell'insieme di tante piccole piante cresceva unicamente a nord, dove non batte il sole. E il luogo che a lei interessava era a sud... Forse l'istinto, forse il corpo che si muoveva da solo perchè guidato da quella strana volontà, ma prese Jugo alla sprovvista e iniziò a correre sollevando le gonne. Corse più veloce e meglio agevolmente che poteva, cercando di non incespicare sulla fanghiglia e scostando i rami che si trovava davanti ma che la spruzzavano comunque di rugiada. Voltandosi per un momento, vide che Jugo la stava effettivamente seguendo e aveva più agevolezza di lei nel farlo, la invocava ad alta voce affinchè si fermasse. "No... no!" si ripeteva lei mentalmente, determinata ad andare avanti, sempre attenta a cogliere la direzione indicata dai muschi. Il sentiero cominciava a farsi inclinato, sempre più in discesa, dando maggiori difficoltà a procedere in quel modo. Più di una volta fu sul punto di cadere, sempre trovò un appoggio a cui tenersi per restare in piedi. Ma quando il pendio ormai troppo ripido le fece mettere un piede in fallo, cadde a terra e scivolò sul suo stesso corpo. Continuò a cadere lungo il versante senza che riuscisse ad afferrare un ramo basso o una roccia per potersi fermare, finchè non si sentì mancare il terreno sotto di sè e capì di stare precipitando nel vuoto intangibile. "Oh mio Dio! Morirò..." Fu questo ciò di cui ebbe paura in quei pochi istanti di caduta, quando poi urtò violentemente contro il suolo che era ricomparso sotto di lei e si ritrovò riversa sul terreno bagnato. Il sapere di essere tornata a terra la tranquillizzò dalla momentanea paura avuta, tuttavia il dolore della caduta si fece presto sentire su maggior parte del corpo. Con qualche lamento riuscì ad alzarsi, appurando con sollievo che su nessuna parte del corpo il dolore era tale da far intendere la rottura di qualche osso. Cercò di togliersi di dosso i resti di terra ed erba, per quanto ormai fosse sporca e fradicia, e guardò in alto il poggio da cui era caduta. Jugo non si faceva vedere per controllare che fine avesse fatto lei, probabilmente era riuscita a distanziarlo mentre scivolava a terra e la sua caduta era avvenuta oltre la portata del suo sguardo. Ciò che Sakura si domandò in quel momento, fu se tornare indietro o proseguire nella sua ricerca. Non conosceva nulla di quel bosco, sapeva che avrebbe potuto facilmente perdersi se vi si fosse addentrata; tuttavia la curiosità e l'ardente desiderio di scoprire non erano sminuiti da quella prospettiva, nè erano stati per nulla affievoliti dallo spiacevole modo in cui era arrivata fin lì. Osservò gli alberi, il muschio era quasi inesistente: il posto che aveva tanto bramato di scoprire era quello! Ma che cosa aveva di tanto diverso rispetto a quanto aveva visto finora nella foresta? Stessi alberi, stesso terreno umido, stessi ramoscelli di foglie e aghi intrisi di rugiada; l'unica differenza era che i raggi del sole penetravano molto di più fra gli alberi, rendendo il luogo più soleggiato. Cominciò a pensare di essere stata una sciocca a comportarsi in quel modo con Jugo, che si era offerto di darle una piacevole passeggiata e lei aveva rovinato tutto solo per un capriccio. [era davvero un semplice capriccio?] Il canto di un uccello e il gracchiare di un corvo la fecero trasalire, rendendola consapevole dei suoni della foresta che aveva tutti intorno a sè. Poi, voltandosi verso sud, la direzione che voleva intraprendere, perse un battito, rendendosi conto che non era sola. Lì, neanche a troppi alberi di distanza, una donna era intenta a osservarla con un viso infinitamente malinconico. Era una donna giovane, bellissima, i capelli profondamente neri e legati sulla nuca, con dei riccioli lasciati cadere sulle spalle; era regale, vestita come una regina, con un attillato vestito di raso blu che si intonava ai suoi occhi zaffirini, il cui sguardo addolorato fece gridare leggermente a Sakura una sorta di timore di compatimento. Era così pallida, sembrava tanto inverosimilmente distante dal piano materiale da sembrare un fantasma. "Chi sei?" domandò Sakura. La donna mantenne il suo addolorato silenzio, limitandosi solamente a camminare... no, sembrava stesse letteralmente scivolando sul terreno, dando ancora di più l'impressione di essere uno spettro, il vacuo ricordo di una persona che un tempo aveva avuto vita. Quella strana presenza rese Sakura inquieta, ma non la impaurì abbastanza da indurla a non accettare il suo chiaro invito a seguirla. Infatti, subito dopo essere arrivata nel punto in cui l'aveva vista apparire, la trovò seminascosta dietro un ontano più avanti; e capendo che l'avrebbe seguita, continuò ad allontanarsi da Sakura, inducendo questa a starle dietro. La stessa cosa avvenne diverse volte, finchè la giovane esploratrice capì di stare addentrandosi troppo in quella zona sconosciuta e la preoccupava l'idea di continuare. D'un tratto, come se avesse capito la sua preoccupazione, la donna finalmente si fermò e si voltò a guardare Sakura. Alzò una mano con lentezza, indicando un punto particolare alla sua destra. Sakura si avvicinò a lei con qualche titubanza, così da guardare la direzione indicata dalla sua stessa prospettiva; non riuscì a reprimere un gridolino di orrore, vedendo che fra i riccioli neri di quella giovane scorrevano dei rivoli di sangue scuro, quasi nero, che scendeva dalla testa fin sul vestito grazioso. "Oh mio Dio..." Tuttavia, incurante dell'orribile ferita nascosta dai capelli neri, lei continuava a indicarle dove guardare. Sakura cercò di reprimere l'orrore e guardò: non vi era nient'altro che un ampio spiazzo di foresta, libero dalle fronde di alberi e perciò perfettamente irradiato dalla luce del sole, contornato dai pini. Al centro vi era un grosso albero diverso dagli altri, il cui tronco si apriva come a imbuto a tre metri dalle radici e i rami si allungavano verso l'esterno. Stette per chiederle che cosa ci fosse di così importante da vedere lì, ma voltandosi scoprì che la sua guida era improvvisamente sparita. Cercò ovunque con lo sguardo, non vide più da nessuna parte la donna addolorata. Ora, Sakura, per quanto incline ad abbandonarsi volentieri a storie di fantasia e cavalleresche, sapeva essere abbastanza razionale e le riusciva difficile credere di aver appena avuto un incontro ravvicinato con un'essenza spiritica... tuttavia non seppe spiegarsi lo strano comportamento di quella ragazza, nè la sua ferita, nè il modo misterioso in cui era comparsa e poi scomparsa. Ciò di cui era sicura era che aveva voluto guidarla fino a lì per un motivo specifico, probabilmente lo strano albero sotto la luce del sole. Adesso che era giunta fino a lì, forse ciò che restava da fare era avvicinarsi lì e cercare qualcosa. Ma di che cosa si era messa alla ricerca, esattamente? Qualunque potesse essere la risposta, qualcuno la cercò prima che ci provasse lei. Sentendo dei passi distanti sull'erba, Sakura cercò rifugio dietro un grosso tronco d'albero, sporgendo appena la testa per vedere chi fosse il suo ignaro aiutante in quella stranissima ricerca. E con sorpresa, vide Stefan sbucare dal bosco e attraversare lo spazio aperto per dirigersi verso l'albero cavo. Cercò di far sì che lo stupore non la tradisse, pur domandandosi cosa ci facesse lui in quel posto dopo aver detto che avrebbe trascorso la giornata a castello. Le aveva chiaramente mentito, l'aveva ingannata di sua spontanea volontà, un pensiero per cui Sakura non seppe dire di preciso come si sentisse. Non erano ancora trascorse due settimane dalla loro promessa all'altare, eppure Stefan aveva chiaramente mancato di esserle fedele e di non dire menzogne. E questo per quale motivo? Perchè a lei? Il desiderio di abbandonare il suo nascondiglio e andare lì a chiederglielo direttamente era preponderante, tuttavia il buonsenso fermò l'istinto: se non le aveva detto la verità a castello, molto probabilmente non gliel'avrebbe detta neanche adesso, così decise di restare nascosta e osservare coi propri occhi. Si rese conto solo in quel momento che anche lei aveva cominciato a dubitare di Stefan, l'uomo di cui aveva promesso di fidarsi. "Stefan... quale ragione ti spinge a non essere sincero con me e ad addentrarti in questo luogo sperduto?" Lo vide che si guardava intorno per accertarsi di essere completamente solo, lei si nascose per quel breve momento dietro il tronco così da dargli questa illusione. Tornò a sporgersi dopo mezzo minuto contato mentalmente, Stefan aveva il capo chinato a osservare l'erba e il terreno, dal punto in cui si trovava fino alle radici sporgenti dell'albero. La sua attenzione e lo strano studio si spostarono sul grosso tronco, vi diede dei colpetti come per appurarne la cavità. Fatto questo, lo osservò in tutta la sua grossezza e altezza, trovando il punto ideale da cui cominciare a scalarlo, poggiando mani e piedi sulle fessure incavate nella corteccia. Risalì i tre metri che lo separavano dalla concavità dell'albero e, tenendosi saldamente ai rami, guardò dentro. Non era troppo lontano da impedire a Sakura di vedere quanto fosse impallidito di colpo, un'espressione di puro orrore, nè di sentire il suo grido spaventato. Qualunque fosse la scoperta che aveva fatto, il terrore era stato tale da fargli perdere la presa sui rami e cadere duramente di schiena fino ai piedi dell'albero, una grossa radice urtò contro il suo fianco. Ciò non sminuì l'orrore rimastogli impresso in faccia, un orrore tale che metteva in agitazione anche il cuore impazzito di Sakura, indecisa se scoprire quale fosse la causa di tutto questo o allontanarsene. Alla fine scelse cosa fare, o almeno lo scelse il suo corpo mosso dalla paura, che la allontanò sempre più da quel luogo, da quell'albero il cui solo aspetto sembrava emanare il male dalle fondamenta della terra. Scappò via da quel luogo di terrore senza nemmeno domandarsi dove stesse andando, le bastava solo allontanarsi... finchè sfinita non si accasciò a terra, scossa dagli ansimi e dalle emozioni troppo forti appena vissute. Il segreto di Jugo, quella donna, Stefan, l'albero cavo... c'erano troppe cose che avevano domande senza una loro risposta. Sussultò, sentendo l'improvviso rumore di ramoscelli che si spezzavano e di fogliame che veniva calpestato, il cuore tornò a batterle con furia dopo che aveva cominciato a recuperare un pò di calma. Terrorizzata da quel che avrebbe potuto vedere, Sakura alzò la testa esitante e guardò: qualcosa di grosso e grigio che sbucava dai cespugli, qualcosa dotato di zanne gialle e luccicanti di saliva; gli occhi verdi e spaventati di Sakura ebbero nel proprio campo visivo solo quelli incolori e bestiali del lupo ringhiante che aveva davanti.èForse perchè il giorno prima l'aveva già riposata a dovere, forse perchè non vedeva l'ora di intraprendere la scampagnata nel bosco... stava di fatto che Sakura aveva avuto ben poco per cui dormire, quella notte. Si era alzata di buon mattino (se non prima dell'alba), restando ad ammirare il paesaggio che avrebbe avuto il piacere di visitare più da vicino da poche ore a quella parte. Inizialmente, però, temette che tale proposito sarebbe stato rovinato dal preoccupante arrivo di dense nuvole grigio-perla. Di lì a poco, infatti, cominciò a piovigginare contro i vetri della finestra e lei cominciò a essere delusa per il tiro mancino che il tempo le aveva giocato, soprattutto quando la pioggia divenne più forte. Tuttavia scoprì che in realtà aveva deciso di renderle più piacevole la giornata che nasceva, poichè la pioggia terminò un'ora più tardi e le nuvole si fecero da parte per consentire ai rosei raggi dell'aurora di dare una luce più radiosa alla terra. Adesso Sakura avrebbe potuto respirare anche l'odore della pioggia rimasta fra gli alberi, questo la rese più ansiosa di intraprendere la passeggiata. Certo, non poteva aspettarsi che Jugo, che l'avrebbe accompagnata, potesse essere già sveglio, pertanto concedergli di alzarsi e riprendersi dal sonno della notte prima che uscissero era il minimo. Cionondimeno, non restò ad attendere quel momento nelle stanze, ne uscì indossando la vestaglia da notte. Non volle svegliare Stefan, volendo lasciarlo dormire ancora. Attraversò a piedi le ale del castello che aveva imparato a conoscere, addentrandosi di tanto in tanto in una nuova senza allontanarsi troppo da un punto di riferimento. Giunse in un salotto dell'ala sud, uno di quelli di cui non aveva ancora memorizzato la locazione, che poi associò a due svolte di corridoio di distanza dalla sala da pranzo. In quella sala primeggiava una grande finestra sulla parete di fronte all'entrata, anche senza affacciarsi si potevano vedere i monti che stavano alle spalle del castello. Tuttavia Sakura non se ne accontentò e volle scoprire di più, non volendo perdersi niente di quel posto magnifico; raggiunse la finestra e lasciò che l'aria intrisa di umido le accarezzasse il viso, ma questo piccolo piacere svanì di colpo quando pose gli occhi su quella vista che incuteva timore: il castello sorgeva su un grande precipizio che si apriva sotto di lei per alcune migliaia di piedi, alla base vi era una foresta molto estesa che lo circondava e il cui verde scuro si estendeva fino all'orizzonte, percorrendo un ampio valico aperto fra le pendici dei Carpazi. Sporgendosi un pò più audacemente, ebbe modo di capire che il precipizio racchiudeva il castello sui tre lati est, sud e ovest; un qualunque prigioniero non avrebbe mai potuto avere successo in una fuga senza trovare la morte. "Non dovrebbe sporgersi così, rischia di cadere." L'improvvisa voce di Jugo alle sue spalle la fece sussultare, così tornò subito dentro. Inaspettatamente, era già vestito di tutto punto col completo da domestico e pronto a servire il signore e gli ospiti della casa. Si sarebbe detto che non fosse neanche andato a letto, invece era abbastanza fresco e riposato. Possibile mai che lui fosse l'unico domestico che riuscisse a vedere in giro nel castello di giorno? "Chiedo scusa." disse Sakura "Avevo notato che c'era un altro bel panorama da qui e non ho resistito alla tentazione." "Naturalmente. Dovrebbe solo fare attenzione a non sporgersi troppo, immagino che abbia visto a che altezza ci proviamo." "Oh, l'ho proprio visto!" fece un'espressione tra lo stupito e il divertito "Non immaginavo che questo castello fosse locato così in alto." "È profondo quasi un miglio. Era un modo per difenderlo dagli attacchi dei Turchi, secoli fa. Per questo la famiglia del Conte vanta di essere sempre riuscita a difendere la loro proprietà dagli invasori." "Ho visto anche la foresta. Sarà lì che andremo stamattina?" "Oh no" rispose con gentile risolutezza "non lì. Dovete sapere che questa stanza era il luogo delle esecuzioni capitali: i criminali venivano gettati da questa finestra e lasciati trafiggere dalle cime degli alberi là sotto, dove si presume che ci siano ancora oggi i resti dei loro cadaveri. Non è assolutamente un luogo adatto a una signorina di mondo come voi." Tuttavia l'ammonimento non aveva messo in agitazione Sakura, che sorrise con gaiezza. "Non sono mica una fanciulla dalla bassa pressione che sviene per qualsiasi cosa, non dovete preoccuparvi." "Mi dispiace, il Conte è stato irremovibile." "Non deve venire per forza a saperlo. Suvvia, non potete fare questo per me? Ero convinta di poter andare ovunque desiderassi." Avanzò tale richiesta con supplica e decisione, pur sapendo di mettere Jugo in una situazione complicata. Era intento a riflettere sulla sua richiesta prima di dire qualcosa. Non voleva metterlo nei guai con il Conte, ma la sua curiosità e voglia di esplorare erano più forti di qualunque forma di cortesia in quel momento; alla fine Jugo si decise. "Solo per un breve tratto, però. Non è il caso di addentrarsi troppo in quel luogo." Sapendo di aver già preteso molto da lui, Sakura non sollevò obiezioni e lo ringraziò per la sua accondiscendenza. Jugo la invitò a seguirlo per condurla verso la colazione, servita nello stesso posto del mattino precedente. Il tavolino era pronto per invitarla a sedere, Stefan era sveglio e vi aveva già preso posto. Jugo si congedò dicendo che si sarebbe ripresentato più tardi per uscire. Dovendo essere sincera con se stessa, Sakura non era per nulla lieta all'idea di condividere un'altra colazione con Stefan, sapendo che non l'avrebbe resa partecipe dei suoi pensieri e neanche della sua giornata. Quando aveva accettato l'invito del Conte, era gioiosa del fatto che avrebbe potuto condividere l'esoticità della Transilvania insieme a suo marito. Invece la consapevolezza di doverci andare lo aveva inspiegabilmente mutato, era rimasta sola a godere di quell'angolo di paradiso che li ospitava. Si sedette al tavolino, già rassegnata al muro invisibile che rendeva il suo consorte così distaccato... invece, con sua grande sorpresa, fu lui stesso a far sì che tale barriera iniziasse a venir meno. "Presumo che il posto ti piaccia molto, Sakura, non è così?" Fu una lieta novità per lei, sentì il calore e la vicinanza che il tono di Stefan intendeva trasmettere. Non si spiegò il motivo di questo nuovo cambiamento repentino, come non era riuscita a spiegarsi quello precedente, ma non le importava; ora come ora, voleva solo approfittare dell'occasione per riavere l'uomo di cui si era innamorata, perciò cercò di rendere interessante il dialogo. "Oh sì, è davvero bellissimo. Ci sono molte cose che ho sempre desiderato vedere, e questo castello è sublime. Perchè non mi hai mai detto di conoscere il ricco signore di questo posto così splendido?" Stefan sollevò lo sguardo, aveva una chiara esitazione nel risponderle. "Stefan?" "Io... io e Sasuke ci siamo separati tempo fa dopo aver avuto un brutto diverbio. Non lo vedevo da molto tempo, prima che venisse alla nostra cerimonia." "Mi dispiace... non ne avevo proprio idea." Sakura comprese che Stefan era preso dal dubbio se quella ferita fra la loro amicizia fosse stata risanata o no, col tempo. Forse era proprio questo tormentoso dubbio che lo aveva reso una persona del tutto diversa negli ultimi giorni, così dedusse che l'essere ritornato l'uomo dolce e gentile che conosceva poteva essere dovuto a una possibile riconciliazione avuta col Conte. Sì, doveva essere senza dubbio così. Gli tenne affettuosamente la mano. "È questo angoscioso pensiero che ti ha reso così distante da tua moglie, da me? Sai che se me ne avessi messo a parte, avrei fatto ogni cosa per aiutarti." "Non volevo che i miei pensieri rovinassero il tuo piacevole soggiorno." "E adesso? Adesso potrò riavere mio marito indietro, l'uomo che verrebbe volentieri a fare una passeggiata nel bosco insieme a me?" "Lo riavrai senza dubbio alcuno... ma oggi non è possibile. Ho qualcosa da fare qui a castello." "Perchè? Quale impegno ti allontana da me, se siamo venuti per trovare spensieratezza?" Anche stavolta attese qualche secondo prima di rispondere a Sakura. "Una cosa da fare insieme al Conte. Potremo riallacciare qualche vecchio affare che abbiamo lasciato inconcluso a lungo. Potrebbe tenerci occupati per maggior parte della mattinata." "Oh..." fece Sakura delusa "Si, capisco." "Sono certo che da domani avremo il nostro tempo." la rassicurò Stefan "A proposito, in quale parte del bosco passeggerai, questa mattina?" "Jugo mi accompagnerà a visitare la parte alle pendici del crinale a ovest. A detta di lui, è la zona più ricca di natura e più bella della foresta." "Bene, spero che il posto ti piaccia." Consumarono la colazione continuando il discorso in maniera allegra, in un'atmosfera di cordiale coniugalità. Per quanto dispiaciuta di non poter trascorrere la giornata con Stefan, Sakura fu felice che il loro rapporto si fosse stabilizzato e che lui fosse tornato la persona di un tempo. Dopo un pò di tempo, Jugo si presentò sull'uscio del balcone, dicendo che potevano cominciare ad avviarsi in ogni momento. Esaltata dall'arrivo di quel tanto atteso momento, Sakura si alzò gioiosa e tornò in camera, rifugiandosi dietro il paravento per vestirsi frettolosamente. Si congedò da Stefan, augurandogli di portare a buon compimento l'affare con il Conte, lui di passare una divertente giornata. Lui fu lasciato da solo a consumare quel poco che restava della colazione, mandò giù un ultimo sorso dalla tazzina del thè. Ebbe un sussulto, notando una figura che si nascondeva nel semibuio della stanza dalla luce del mattino. Il profilo pallido, sorridente in una maniera ottenebrante, di Sasuke Uchiha si distinse in mezzo alla semioscurità; Sakura era uscita dalla stanza appena trenta secondi prima, com'era possibile che non lo avesse incrociato? Osservava Stefan come se qualcosa di lui lo divertisse, la risata sommessa che fece ne diede la dimostrazione all'uomo seduto al tavolino. "Sei stato proprio bravo con quella storiellina del nostro diverbio, caro Stefan. A momenti convincevi anche me." Ma al suo gaio divertimento lui rispose con cupa freddezza. "Ora trascorri il tempo spiandomi?" "Mi diletto solo a tenerti d'occhio, a lenire la mia curiosità nel vedere quanto ti sforzi di tenere così stretta a te la tua dolce moglie. Posso capirti, non esistono molte fanciulle di Dio come lei... così come non è facile posare gli occhi su di un patrimonio tanto ingente come quello della sua famiglia." "Non ho bisogno che tu continui a dirmelo." replicò "E tu, Sasuke? Qual è lo scopo di tutto questo teatrino sulla tua ospitalità nel tuo castello? Cosa stai architettando? Cos'è che vuoi?" Nonostante l'imperturbabile serietà di Stefan, Sasuke non smise di trovare un sottile filo di divertimento nel suo atteggiamento, tanto che lo dilettava continuare quella discussione. "Amico mio, non te l'ho appena detto? Le ragazze pure e dolci come lei sono rare, e Sakura mi interessa... mi interessa molto." A Stefan tornò in mente lo sguardo famelico e animale che il Conte aveva posato per la prima volta su Sakura alla loro cerimonia. Già da allora aveva inteso le sue intenzioni perverse nei confronti di quel fiore di ciliegio, ma dubitava che si soffermassero solo su questo. No, in quel desiderio e in quella brama rossi come il sangue c'era molto di più. "Non farti troppi pensieri, amico Stefan." lo anticipò Sasuke "Per quel che concerne i miei progetti su di lei, dovrebbe allietarti sapere che essi sono di aiuto anche ai tuoi." Al sentirglielo dire con quel tono di brama, Stefan cambiò espressione e divenne confuso e incerto di aver bene inteso. Ma aveva inteso eccome, Sasuke aveva visto chiaramente questo suo dubbio e fece in modo di farglielo venir meno. "Oh sì... perchè Sakura morirà, Stefan." Arretrò, dando a Stefan il tetro effetto ottico di svanire nel semibuio della camera come se la sua sagoma vi scivolasse dentro, lasciando le sue ultime parole uscire dal balcone fino alle orecchie di lui. "Lei morirà..."
La comune saggezza popolare era che i lupi non attaccavano mai durante il giorno con il caldo, nè singolarmente, come disse Jugo a Sakura mentre era in procinto di fermare il calesse. Sapeva che, nonostante la sicura assenza di predatori nel bosco, i cavalli sarebbero stati nervosi a proseguire oltre il bordo della foresta, perciò stabilì che la loro passeggiata sarebbe iniziata proprio da lì. Sceso dal calesse, porse la mano a Sakura affinchè se ne servisse come appoggio per scendere. "Allora il posto è questo?" domandò lei. "Esattamente." rispose mentre legava le briglie a un ramo "Se respirate a fondo, potrete sentire ancora un pò di odore degli alberi di primo mattino." Così era, infatti. E non solo, il profumo di ontani e alberi di pino era accentuato anche da quello della pioggia recente, proprio come aveva immaginato. Con un elegante gesto del braccio, come se la invitasse a entrare in un luogo importante, Jugo la esortò ad addentrarsi insieme a lui. Così fecero, quindi Sakura cominciò fin da subito a esaminare l'area di fitto fogliame scuro, quasi interamente ricoperto da un tappeto di foglie e aghi di pino. Il terreno, per via della pioggia, era ancora piuttosto morbido e meno compatto, motivo per cui Sakura incespicava più volte. "Siete sicura di voler continuare?" chiese Jugo "Se cadeste, potreste farvi male e il terreno umido potrebbe rovinarvi." "Sono sicura, certo." rispose lei, risoluta "Sarebbe davvero un peccato tornare indietro proprio ora che siamo qui, non trovate? E poi insisto nel voler vedere anche la zona a sud della foresta." "E se posso chiedere, come mai tanto ardimento per quel posto, nonostante le spiacevoli storie?" "È semplicemente la curiosità che mi anima, tutto qui. E poi, già ho detto che non mi impressiono facilmente." "Allora concedetemi di dire che siete una persona coraggiosa. Cionondimeno, non posso accompagnarvi in quella parte della foresta." Sentendogli dire questo, Sakura smise di camminare e guardò delusa Jugo, che si era fermato a sua volta. Per quanto i suoi lineamenti del volto fossero delicati e gentili, adesso la sua espressione era alquanto seria, tuttavia Sakura ebbe ugualmente da obiettare. "Cosa? Ma... ero convinta che almeno per un pò ci saremmo andati." "È vero, l'ho detto. E so che è disdicevole da parte mia, ma sono davvero tenuto a tornare sulle mie decisioni." "Ma vi ho promesso che il Conte non ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Manterrò la parola, potete fidarvi." "Il punto non è questo. Io conosco il Conte da molto più di una vita, ho giurato di dargli tutti i miei migliori servigi e mantenermi sempre degno della fiducia che ripone in me. Dopo molti anni che lo servo a castello, non posso venir meno a una sua volontà, sarebbe come tradire. Mi perdoni, ma deve cercare di comprendere." Ma Sakura, con la sua innata capacità di saper vedere, a volte, oltre le parole, comprese che c'era dell'altro. Riusciva a vedergli i volto che la sua insistenza non era dovuta solamente al voler mantenere la fiducia del Conte, nè alle brutali storie degli impalamenti sugli alberi... non voleva condurla lì per un motivo ben preciso, un motivo che le stava tenendo nascosto. Normalmente, lei avrebbe acconsentito a rispettare questa segretezza senza fare domande; invece stavolta c'era qualcosa di diverso nell'aria, qualcosa che non si poteva spiegare con la logica e che era legato solo all'istinto... qualcosa che la spingeva a pensare che doveva scoprire quella verità. Una cosa simile non era da lei, eppure come se sapesse di non potersi opporre a quella volontà estranea. Le cadde l'occhio su alcuni alberi lì vicino, il muschio verde che cresceva e si sovrapponeva al legno del tronco. Era consapevole che quell'insieme di tante piccole piante cresceva unicamente a nord, dove non batte il sole. E il luogo che a lei interessava era a sud... Forse l'istinto, forse il corpo che si muoveva da solo perchè guidato da quella strana volontà, ma prese Jugo alla sprovvista e iniziò a correre sollevando le gonne. Corse più veloce e meglio agevolmente che poteva, cercando di non incespicare sulla fanghiglia e scostando i rami che si trovava davanti ma che la spruzzavano comunque di rugiada. Voltandosi per un momento, vide che Jugo la stava effettivamente seguendo e aveva più agevolezza di lei nel farlo, la invocava ad alta voce affinchè si fermasse. "No... no!" si ripeteva lei mentalmente, determinata ad andare avanti, sempre attenta a cogliere la direzione indicata dai muschi. Il sentiero cominciava a farsi inclinato, sempre più in discesa, dando maggiori difficoltà a procedere in quel modo. Più di una volta fu sul punto di cadere, sempre trovò un appoggio a cui tenersi per restare in piedi. Ma quando il pendio ormai troppo ripido le fece mettere un piede in fallo, cadde a terra e scivolò sul suo stesso corpo. Continuò a cadere lungo il versante senza che riuscisse ad afferrare un ramo basso o una roccia per potersi fermare, finchè non si sentì mancare il terreno sotto di sè e capì di stare precipitando nel vuoto intangibile. "Oh mio Dio! Morirò..." Fu questo ciò di cui ebbe paura in quei pochi istanti di caduta, quando poi urtò violentemente contro il suolo che era ricomparso sotto di lei e si ritrovò riversa sul terreno bagnato. Il sapere di essere tornata a terra la tranquillizzò dalla momentanea paura avuta, tuttavia il dolore della caduta si fece presto sentire su maggior parte del corpo. Con qualche lamento riuscì ad alzarsi, appurando con sollievo che su nessuna parte del corpo il dolore era tale da far intendere la rottura di qualche osso. Cercò di togliersi di dosso i resti di terra ed erba, per quanto ormai fosse sporca e fradicia, e guardò in alto il poggio da cui era caduta. Jugo non si faceva vedere per controllare che fine avesse fatto lei, probabilmente era riuscita a distanziarlo mentre scivolava a terra e la sua caduta era avvenuta oltre la portata del suo sguardo. Ciò che Sakura si domandò in quel momento, fu se tornare indietro o proseguire nella sua ricerca. Non conosceva nulla di quel bosco, sapeva che avrebbe potuto facilmente perdersi se vi si fosse addentrata; tuttavia la curiosità e l'ardente desiderio di scoprire non erano sminuiti da quella prospettiva, nè erano stati per nulla affievoliti dallo spiacevole modo in cui era arrivata fin lì. Osservò gli alberi, il muschio era quasi inesistente: il posto che aveva tanto bramato di scoprire era quello! Ma che cosa aveva di tanto diverso rispetto a quanto aveva visto finora nella foresta? Stessi alberi, stesso terreno umido, stessi ramoscelli di foglie e aghi intrisi di rugiada; l'unica differenza era che i raggi del sole penetravano molto di più fra gli alberi, rendendo il luogo più soleggiato. Cominciò a pensare di essere stata una sciocca a comportarsi in quel modo con Jugo, che si era offerto di darle una piacevole passeggiata e lei aveva rovinato tutto solo per un capriccio. [era davvero un semplice capriccio?] Il canto di un uccello e il gracchiare di un corvo la fecero trasalire, rendendola consapevole dei suoni della foresta che aveva tutti intorno a sè. Poi, voltandosi verso sud, la direzione che voleva intraprendere, perse un battito, rendendosi conto che non era sola. Lì, neanche a troppi alberi di distanza, una donna era intenta a osservarla con un viso infinitamente malinconico. Era una donna giovane, bellissima, i capelli profondamente neri e legati sulla nuca, con dei riccioli lasciati cadere sulle spalle; era regale, vestita come una regina, con un attillato vestito di raso blu che si intonava ai suoi occhi zaffirini, il cui sguardo addolorato fece gridare leggermente a Sakura una sorta di timore di compatimento. Era così pallida, sembrava tanto inverosimilmente distante dal piano materiale da sembrare un fantasma. "Chi sei?" domandò Sakura. La donna mantenne il suo addolorato silenzio, limitandosi solamente a camminare... no, sembrava stesse letteralmente scivolando sul terreno, dando ancora di più l'impressione di essere uno spettro, il vacuo ricordo di una persona che un tempo aveva avuto vita. Quella strana presenza rese Sakura inquieta, ma non la impaurì abbastanza da indurla a non accettare il suo chiaro invito a seguirla. Infatti, subito dopo essere arrivata nel punto in cui l'aveva vista apparire, la trovò seminascosta dietro un ontano più avanti; e capendo che l'avrebbe seguita, continuò ad allontanarsi da Sakura, inducendo questa a starle dietro. La stessa cosa avvenne diverse volte, finchè la giovane esploratrice capì di stare addentrandosi troppo in quella zona sconosciuta e la preoccupava l'idea di continuare. D'un tratto, come se avesse capito la sua preoccupazione, la donna finalmente si fermò e si voltò a guardare Sakura. Alzò una mano con lentezza, indicando un punto particolare alla sua destra. Sakura si avvicinò a lei con qualche titubanza, così da guardare la direzione indicata dalla sua stessa prospettiva; non riuscì a reprimere un gridolino di orrore, vedendo che fra i riccioli neri di quella giovane scorrevano dei rivoli di sangue scuro, quasi nero, che scendeva dalla testa fin sul vestito grazioso. "Oh mio Dio..." Tuttavia, incurante dell'orribile ferita nascosta dai capelli neri, lei continuava a indicarle dove guardare. Sakura cercò di reprimere l'orrore e guardò: non vi era nient'altro che un ampio spiazzo di foresta, libero dalle fronde di alberi e perciò perfettamente irradiato dalla luce del sole, contornato dai pini. Al centro vi era un grosso albero diverso dagli altri, il cui tronco si apriva come a imbuto a tre metri dalle radici e i rami si allungavano verso l'esterno. Stette per chiederle che cosa ci fosse di così importante da vedere lì, ma voltandosi scoprì che la sua guida era improvvisamente sparita. Cercò ovunque con lo sguardo, non vide più da nessuna parte la donna addolorata. Ora, Sakura, per quanto incline ad abbandonarsi volentieri a storie di fantasia e cavalleresche, sapeva essere abbastanza razionale e le riusciva difficile credere di aver appena avuto un incontro ravvicinato con un'essenza spiritica... tuttavia non seppe spiegarsi lo strano comportamento di quella ragazza, nè la sua ferita, nè il modo misterioso in cui era comparsa e poi scomparsa. Ciò di cui era sicura era che aveva voluto guidarla fino a lì per un motivo specifico, probabilmente lo strano albero sotto la luce del sole. Adesso che era giunta fino a lì, forse ciò che restava da fare era avvicinarsi lì e cercare qualcosa. Ma di che cosa si era messa alla ricerca, esattamente? Qualunque potesse essere la risposta, qualcuno la cercò prima che ci provasse lei. Sentendo dei passi distanti sull'erba, Sakura cercò rifugio dietro un grosso tronco d'albero, sporgendo appena la testa per vedere chi fosse il suo ignaro aiutante in quella stranissima ricerca. E con sorpresa, vide Stefan sbucare dal bosco e attraversare lo spazio aperto per dirigersi verso l'albero cavo. Cercò di far sì che lo stupore non la tradisse, pur domandandosi cosa ci facesse lui in quel posto dopo aver detto che avrebbe trascorso la giornata a castello. Le aveva chiaramente mentito, l'aveva ingannata di sua spontanea volontà, un pensiero per cui Sakura non seppe dire di preciso come si sentisse. Non erano ancora trascorse due settimane dalla loro promessa all'altare, eppure Stefan aveva chiaramente mancato di esserle fedele e di non dire menzogne. E questo per quale motivo? Perchè a lei? Il desiderio di abbandonare il suo nascondiglio e andare lì a chiederglielo direttamente era preponderante, tuttavia il buonsenso fermò l'istinto: se non le aveva detto la verità a castello, molto probabilmente non gliel'avrebbe detta neanche adesso, così decise di restare nascosta e osservare coi propri occhi. Si rese conto solo in quel momento che anche lei aveva cominciato a dubitare di Stefan, l'uomo di cui aveva promesso di fidarsi. "Stefan... quale ragione ti spinge a non essere sincero con me e ad addentrarti in questo luogo sperduto?" Lo vide che si guardava intorno per accertarsi di essere completamente solo, lei si nascose per quel breve momento dietro il tronco così da dargli questa illusione. Tornò a sporgersi dopo mezzo minuto contato mentalmente, Stefan aveva il capo chinato a osservare l'erba e il terreno, dal punto in cui si trovava fino alle radici sporgenti dell'albero. La sua attenzione e lo strano studio si spostarono sul grosso tronco, vi diede dei colpetti come per appurarne la cavità. Fatto questo, lo osservò in tutta la sua grossezza e altezza, trovando il punto ideale da cui cominciare a scalarlo, poggiando mani e piedi sulle fessure incavate nella corteccia. Risalì i tre metri che lo separavano dalla concavità dell'albero e, tenendosi saldamente ai rami, guardò dentro. Non era troppo lontano da impedire a Sakura di vedere quanto fosse impallidito di colpo, un'espressione di puro orrore, nè di sentire il suo grido spaventato. Qualunque fosse la scoperta che aveva fatto, il terrore era stato tale da fargli perdere la presa sui rami e cadere duramente di schiena fino ai piedi dell'albero, una grossa radice urtò contro il suo fianco. Ciò non sminuì l'orrore rimastogli impresso in faccia, un orrore tale che metteva in agitazione anche il cuore impazzito di Sakura, indecisa se scoprire quale fosse la causa di tutto questo o allontanarsene. Alla fine scelse cosa fare, o almeno lo scelse il suo corpo mosso dalla paura, che la allontanò sempre più da quel luogo, da quell'albero il cui solo aspetto sembrava emanare il male dalle fondamenta della terra. Scappò via da quel luogo di terrore senza nemmeno domandarsi dove stesse andando, le bastava solo allontanarsi... finchè sfinita non si accasciò a terra, scossa dagli ansimi e dalle emozioni troppo forti appena vissute. Il segreto di Jugo, quella donna, Stefan, l'albero cavo... c'erano troppe cose che avevano domande senza una loro risposta. Sussultò, sentendo l'improvviso rumore di ramoscelli che si spezzavano e di fogliame che veniva calpestato, il cuore tornò a batterle con furia dopo che aveva cominciato a recuperare un pò di calma. Terrorizzata da quel che avrebbe potuto vedere, Sakura alzò la testa esitante e guardò: qualcosa di grosso e grigio che sbucava dai cespugli, qualcosa dotato di zanne gialle e luccicanti di saliva; gli occhi verdi e spaventati di Sakura ebbero nel proprio campo visivo solo quelli incolori e bestiali del lupo ringhiante che aveva davanti.
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